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Collana | Quaderni di Praxis |
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Dai primi studi sulla psicoanalisi infantile si aprono oggi nuove esigenze, soprattutto quella di «aggiornare» la risposta che Freud ha dato a partire da ciò che l’esperienza clinica metteva in luce nel contesto culturale della sua epoca, in cui dominava il modello della famiglia coniugale: attraverso il complesso di Edipo. Tuttavia, conviene porre nuovamente la questione in un mondo in cui le trasformazioni dei legami e delle regole che li definiscono, sconvolgendo in particolare le condizioni di nascita e d’educazione, vanno così veloci e sono così radicali che non possiamo non domandarci se e come, in caso affermativo, il sistema descritto da Freud sia sempre attuale per leggere una realtà in cambiamento. Il bambino contemporaneo attraversa sempre un periodo di «nevrosi infantile»? E se non è più il complesso di Edipo ad operare assicurando la messa in scena, cosa umanizza il desiderio? Qual è, o potrebbe essere, il modo in cui si realizza la soggettivazione? Si tratta dunque di ricercare qui ciò che fa l’efficacia del complesso —etimologicamente nodo, incrocio— cioè, il fatto di situare il rapporto alla mancanza per fare di un piccolo vivente (orientato dall’unica legge della sua onnipotenza immaginaria), un soggetto di desiderio correlato alla Legge.